Claudio Luti: Kartell e la nascita del Made in Italy
di Valentina Di Francesco
Claudio Luti lavora per dodici anni nel settore della moda al fianco dei fratelli Versace e descrive il periodo, primi anni Ottanta, come un’epoca di grande entusiasmo coincidente con l’imporsi del prêt-à-porter italiano nel mondo. Quando nel 1988 rileva Kartell porta con sé, nel mondo del design industriale, questa stessa spinta a “conquistare il mondo” che nel frattempo si è affermata con la nascita del Made in Italy. La strategia è descritta da Luti in maniera estremamente chiara: aprire Kartell all’internazionalizzazione. È lui in persona a scegliere e chiamare i più celebri designer italiani e stranieri, a lavorare e confrontarsi direttamente, “fianco a fianco” con loro in un preciso lavoro di costruzione dell’identità del marchio, definizione del brand e concentrazione delle risorse oltre che sulla ricerca, ambito fondamentale fin dalla nascita della Kartell nel 1949, anche sul sempre più importante settore della distribuzione.
Starck è arrivato col primo prodotto e ha detto… come facciamo a fare il colore? Le multinazionali avevano dei colori base… due rossi, due gialli… Torna dal Giappone e mi porta dei colorini pastello giapponesi fatti con dieci colori dentro, e mi dice: non puoi mica fare quell’azzuraccio lì, devi fare questo azzurrino, questo giallino… e io sono andato a bussare alla porta delle multinazionali […]. Si sono messi a ridere perché in quel momento la plastica in tutto il mondo si vendeva solo con quei colori basici e basta. […] E allora ho convinto questo di Milano a farmeli ma quasi per piacere, nel laboratorio…
Nelle parole di Luti rieccheggiano molti termini del mondo della moda come bellezza, touch, spessore, sostanza, piacere, sound ed emerge un passaggio fondamentale per la crescita dell’azienda a cavallo degli anni Ottanta, dal prodotto industriale di stampo popolare e strettamente funzionale al prodotto industriale innovativo e di lusso progettato per essere esportato in tutto il mondo. Tra i vari aneddoti Luti racconta della sedia Maui, “una sedia che vale un’azienda”, progettata e fortemente voluta da Vico Magistretti

Maui di Vico Magistretti
con una forma pulita dello schienale che ricordasse le sedie in legno scandinave ma sottolinea anche l’importanza di una sedia come La Marie, progettata da Philippe Starck, primo oggetto d’arredo realizzato in policarbonato, materiale costoso, incredibilmente duro e trasparente fino a quel momento utilizzato dalla General Electrics nei settori militare e dei trasporti,

La Marie di Philippe Starck
chiaro esempio per il presidente di Kartell di come “quattro gatti di un’azienda di Milano siano riusciti a competere con il mondo creando e distribuendo oggetti mai prodotti prima”.
Questo è molto importante. Noi italiani per tanti anni abbiamo pensato che bastasse fare dei bei prodotti, metterli al salone, venderli e basta. Prima il mondo era più piccolo, oggi invece è grande, bisogna educare alla scelta della qualità, come ha fatto la moda, come deve fare il design, come dovrà fare il food, come dobbiamo fare in altri settori dove siamo forti. […] Come si fa a fare questo? Lavorando assieme tutti i giorni. […] Questa è la mentalità che porta queste cose, e un’aziendina di Milano riesce a fare una cosa prima al mondo.
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Estratto della video intervista realizzata per la sezione “La distruzione creatrice/Creative Destruction” della VI Edizione del Triennale Design Museum
Con: Nina Bassoli e Michele Nastasi
Video frame: Pierluigi Anselmi
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